sabato 2 giugno 2012

Sarah, angelo all'inferno.






Oggi il mondo mi fa schifo.
 
Camminavo tra quelle “strade” con lo spirito che avevo ad Auschwitz. Solo che qui le persone erano ancora vive. Ancora. Sarah almeno per ora.
 
Ci avviciniamo alla “scuola” di questa baraccopoli e vedo una bambina alta tanto quanto il mio ginocchio, a piedi nudi, in mezzo allo schifo, in una specie di fosso che non riesce a superare. Rimane appoggiata ad una parete. Piange. Non è giusto che sia li. Dovrebbe esserci vicino a lei una mamma che le ha comprato un sacco di vestiti e di scarpe, quelle che ti fanno impazzire da quanto sono piccoline; che non la lascia andare in giro da sola neanche per casa. Ma quale casa?
 
La ferrovia passa qua in mezzo, nella larghezza di 6 metri. Ci fermiamo perchè sta per arrivare il treno. Mi riposo un po’. Volto gli occhi e un panorama di tetti di lamiera invade la mia testa. Come quelli che vedi nei libri di scuola, quelle foto che guardi un attimo, ma giri subito pagina perchè lo sai che ci sono queste cose, ma cosa ci puoi fare tu? E poi mica è colpa tua, oh!
 
Sarah ci accompagna in questo nostro giro. Sarah è una donna bella con gli occhi che ridono sorridendo.
A un certo punto ci fa entrare in una baracca e non capisco bene il motivo.
Poi ci spiega.
È casa sua.
Una minuscola stanza con un sacco di cose accatastate alle pareti; un tavolino in mezzo circondato da tre “panchette”. Una parete è un lenzuolo che copre la stanza da letto. La stanza in cui siamo ora è cucina, salottino..tutto quello che non è stanza da letto.
 
Ne va fiera.
 
Ci sediamo e ci chiede se può offrirci da bere.
Cerchiamo di rifiutare, ma insiste.
Poi esce per tornare poco dopo con una bottiglia di coca, una di sprite, una di fanta e una di limonata. Sorridendo le appoggia sul tavolino. Poi si gira, si abbassa e tira fuori dei bicchieri. Si ferma e va nell’ “altra stanza” tornando con un fazzoletto con cui li spolvera. Le chiediamo cosa voglia lei da bere, ma risponde di non preoccuparci e sparisce di nuovo per tornare con una bottiglia di fanta già cominciata. Rimane in piedi perchè per lei non c’è più posto e ci racconta che vive li con suo marito (un elettricista), suo figlio, sua nipote e un ragazzo che hanno “adottato”. È fiera e contenta della sua famiglia. E della sua casa. Si libera un posto e la invitiamo a sedersi. Io la guardo e...
 
No Sarah. Tu non puoi.
Mi viene il sospetto che Sarah abbia l’aids.
No Sarah, tu non puoi.
Le carte ci sono.
 
Brutta tosse -Sarah, smettila di tossire, cazzo!-; foulard in testa -togliti quello stupido foulard Sarah!-; voce bassa –alza la voce Sarah, maledizione!- e macchie sulla pelle –vatti a lavare la faccia Sarah, ti prego, vatti a lavare la faccia...-.
No Sarah, tu non puoi.
 
Ci ringrazia per essere li con lei, è molto contenta ci dice. Ci fa vedere delle foto. Sarah, in queste foto non avevi il foulard, perchè ora ce l’hai? Toglitelo Sarah, per favore.
Arriva suo figlio e lei ce lo presenta parlando con gli occhi.
Usciamo e facciamo una foto tutti insieme. Ci avviamo verso l’uscita della baraccopoli, dove ci saluta uno ad uno. Dicendoci infine:
 
grazie, vi porterò nel mio cuore per sempre. È stato uno dei giorni più belli della mia vita.

No Sarah, tu non devi.
 
Oggi, amico Dio, stammi pure alla larga che tanto io non ho nessuna voglia di vederti.
 
Oggi il mondo fa schifo.


13 commenti:

  1. Sempre diretta al cuore tu eh!?! Mi raccomando non smentirti mai! Uffa! Ora devo alzare il mio sederone dal divano x cercare un fazzoletto!

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    1. Sta volta non mi ha preso il nome giuro!

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    2. Ormai dovresti saperlo che i miei racconti non si devono mai leggere senza un pacchetto di fazzoletti vicino!
      Hai per caso mai letto un mio racconto felice?? Ehehe!

      Grazie Monica! (avrei in ogni caso riconosciuto il tuo commento su mille! Ehehe, ormai mi sono specializzata nel riconoscerti!)

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  2. Ciao Lele, ho scoperto per caso il tuo blog su facebook....La nostra giornata a Kibera e la nostra amica Sarah sono sicuramente tra i miei ricordi più belli! Le tue parole mi hanno fatto rivivere forti emozioni come allora...Complimenti!
    Un bacione Mary

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    1. Mary!! Che piacere sentirti!! E che bello scoprire come serva solo un attimo per far tornare, anche dopo anni, tutte le emozioni che Sarah ci ha suscitato in una sola giornata.. Il mio racconto acquista così un ulteriore e bellissimo senso..! Sono proprio contenta!!
      Grazie mille!
      Un abbraccio!

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    2. Sisi sempre bello rileggere questo racconto e ricordarsi di sarà e di quei giorni e quelle emozioni...

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    3. Sempre bello riscoprire ogni volta come basti "poco" per far tornare Sarah, e quella giornata, presente nei nostri ricordi, come se fosse qua.. Fa capire e ricordare quanto sia stato un regalo quell'incontro..

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  3. ...e la tua socia pianse per la seconda volta...

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    1. ..in tutta la sua vita proprio...! :)

      Quelle lacrime sono uno dei motivi per i quali sono ancora più affezionata a questo racconto..

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  4. Grazie Lele ... semplicemente ..

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  5. hai smosso anche la mia apparente "freddura"..sei proprio unica!!!!grazie!!!

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