Oggi il mondo mi fa schifo.
Camminavo tra quelle
“strade” con lo spirito che avevo ad Auschwitz. Solo che qui le persone erano
ancora vive. Ancora. Sarah almeno per ora.
Ci avviciniamo alla
“scuola” di questa baraccopoli e vedo una bambina alta tanto quanto il mio
ginocchio, a piedi nudi, in mezzo allo schifo, in una specie di fosso che non
riesce a superare. Rimane appoggiata ad una parete. Piange. Non è giusto che
sia li. Dovrebbe esserci vicino a lei una mamma che le ha comprato un sacco di
vestiti e di scarpe, quelle che ti fanno impazzire da quanto sono piccoline;
che non la lascia andare in giro da sola neanche per casa. Ma quale casa?
La ferrovia passa qua
in mezzo, nella larghezza di 6 metri. Ci fermiamo perchè sta per arrivare il
treno. Mi riposo un po’. Volto gli occhi e un panorama di tetti di lamiera
invade la mia testa. Come quelli che vedi nei libri di scuola, quelle foto che
guardi un attimo, ma giri subito pagina perchè lo sai che ci sono queste cose,
ma cosa ci puoi fare tu? E poi mica è colpa tua, oh!
Sarah ci accompagna
in questo nostro giro. Sarah è una donna bella con gli occhi che ridono
sorridendo.
A un certo punto ci
fa entrare in una baracca e non capisco bene il motivo.
Poi ci spiega.
È casa sua.
Una minuscola stanza
con un sacco di cose accatastate alle pareti; un tavolino in mezzo circondato
da tre “panchette”. Una parete è un lenzuolo che copre la stanza da letto. La
stanza in cui siamo ora è cucina, salottino..tutto quello che non è stanza da
letto.
Ne va fiera.
Ci sediamo e ci
chiede se può offrirci da bere.
Cerchiamo di
rifiutare, ma insiste.
Poi esce per tornare
poco dopo con una bottiglia di coca, una di sprite, una di fanta e una di
limonata. Sorridendo le appoggia sul tavolino. Poi si gira, si abbassa e tira
fuori dei bicchieri. Si ferma e va nell’ “altra stanza” tornando con un
fazzoletto con cui li spolvera. Le chiediamo cosa voglia lei da bere, ma risponde
di non preoccuparci e sparisce di nuovo per tornare con una bottiglia di fanta
già cominciata. Rimane in piedi perchè per lei non c’è più posto e ci racconta
che vive li con suo marito (un elettricista), suo figlio, sua nipote e un
ragazzo che hanno “adottato”. È fiera e contenta della sua famiglia. E della
sua casa. Si libera un posto e la invitiamo a sedersi. Io la guardo e...
No Sarah. Tu non
puoi.
Mi viene il sospetto
che Sarah abbia l’aids.
No Sarah, tu non
puoi.
Le carte ci sono.
Brutta tosse -Sarah,
smettila di tossire, cazzo!-; foulard in testa -togliti quello stupido foulard Sarah!-;
voce bassa –alza la voce Sarah, maledizione!- e macchie sulla pelle –vatti a
lavare la faccia Sarah, ti prego, vatti a lavare la faccia...-.
No Sarah, tu non
puoi.
Ci ringrazia per
essere li con lei, è molto contenta ci dice. Ci fa vedere delle foto. Sarah, in
queste foto non avevi il foulard, perchè ora ce l’hai? Toglitelo Sarah, per
favore.
Arriva suo figlio e
lei ce lo presenta parlando con gli occhi.
Usciamo e facciamo
una foto tutti insieme. Ci avviamo verso l’uscita della baraccopoli, dove ci
saluta uno ad uno. Dicendoci infine:
grazie, vi porterò nel mio cuore per sempre. È stato uno
dei giorni più belli della mia vita.
No Sarah, tu non
devi.
Oggi, amico Dio,
stammi pure alla larga che tanto io non ho nessuna voglia di vederti.
Oggi il mondo fa
schifo.
Sempre diretta al cuore tu eh!?! Mi raccomando non smentirti mai! Uffa! Ora devo alzare il mio sederone dal divano x cercare un fazzoletto!
RispondiEliminaSta volta non mi ha preso il nome giuro!
EliminaOrmai dovresti saperlo che i miei racconti non si devono mai leggere senza un pacchetto di fazzoletti vicino!
EliminaHai per caso mai letto un mio racconto felice?? Ehehe!
Grazie Monica! (avrei in ogni caso riconosciuto il tuo commento su mille! Ehehe, ormai mi sono specializzata nel riconoscerti!)
Ciao Lele, ho scoperto per caso il tuo blog su facebook....La nostra giornata a Kibera e la nostra amica Sarah sono sicuramente tra i miei ricordi più belli! Le tue parole mi hanno fatto rivivere forti emozioni come allora...Complimenti!
RispondiEliminaUn bacione Mary
Mary!! Che piacere sentirti!! E che bello scoprire come serva solo un attimo per far tornare, anche dopo anni, tutte le emozioni che Sarah ci ha suscitato in una sola giornata.. Il mio racconto acquista così un ulteriore e bellissimo senso..! Sono proprio contenta!!
EliminaGrazie mille!
Un abbraccio!
Sisi sempre bello rileggere questo racconto e ricordarsi di sarà e di quei giorni e quelle emozioni...
EliminaSempre bello riscoprire ogni volta come basti "poco" per far tornare Sarah, e quella giornata, presente nei nostri ricordi, come se fosse qua.. Fa capire e ricordare quanto sia stato un regalo quell'incontro..
Elimina...e la tua socia pianse per la seconda volta...
RispondiElimina..in tutta la sua vita proprio...! :)
EliminaQuelle lacrime sono uno dei motivi per i quali sono ancora più affezionata a questo racconto..
Grazie Lele ... semplicemente ..
RispondiElimina:)
Eliminahai smosso anche la mia apparente "freddura"..sei proprio unica!!!!grazie!!!
RispondiEliminaSarah l'ha smossa.. ;)
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