Ha
58 anni e non capisce niente. Ma non come quel pedone che questa mattina ha
attraversato con il rosso e lo stavi per investire; e neanche come il
giornalista di cui abbiamo appena sentito il servizio al telegiornale o come il
tuo fidanzato col quale hai litigato da poco. Lei non capisce niente come
quando le dai in mano una tazzina del caffè e non capisce cosa debba farci con
quel liquido nero dentro a un oggetto così piccolo. Improvvisamente fragile tra
le sue mani. Che si può spezzare da un momento all’altro. Basta un movimento
appena appena più brusco. Si può spezzare. Come la voce del marito che
racconta.
Era
una giornata di molti anni fa. Non ricordo precisamente quanti. Trenta forse, o
forse meno. Sembra un’altra vita. Io ero di cattivo umore: avevo dormito male e
avevo un esame importante quel giorno. Stavo andando in università con la
bocciatura nella testa. Cercavo di ripassare nella mente tutte le leggi che
avrei dovuto sapere a memoria. Quante cose inutili che cerchi di ricordare
negli anni. Quanta memoria sprecata. In ogni caso non riuscivo a finirne
nemmeno una. Ero in largo anticipo, allora sono entrato in un bar per bere un
caffè e mi sono messo a leggere il giornale, tentando così di distrarmi. Poi la
porta si apre. E quel campanello suona. Il campanello che avvisa che qualcuno
sta entrando nel locale, mi stava avvisando in quel momento che mia moglie
stava entrando nella mia vita. E che la stava cambiando. La mia vita di quel
giorno. La mia vita di oggi. E la mia vita di domani.
Lei
non sta ferma un attimo. Ormai non riesce più neanche a stare seduta su di una
sedia. Cammina da un angolo all’altro della stanza. E tu la devi seguire perché
non capisce che le sedie sono degli ostacoli; ci va a sbattere ripetutamente,
rischiando così di cadere. In questo modo si è procurata il braccio viola che
ha ora. È andata a sbattere contro la poltrona rossa nel salotto di casa sua.
Ed è caduta. Come una bambina.
Ci
abbiamo messo un’eternità a trovare una casa che ci piacesse. Io ci avrei messo
anche meno tempo, ma a lei non andava mai bene niente. Abbiamo girato mesi e
ogni volta che uscivamo da un appartamento o da una villetta che a me pareva
splendida, lei diceva solo: “Non è lei”. Niente, nessuna spiegazione,
semplicemente non era lei. Non avevo neanche il coraggio di arrabbiarmi: tutte
le volte lo faceva sembrare un giudizio così ovvio. Poi un bel giorno mi
telefona e mi dice con la musica nella voce: “Ok, trovata!”. Era lei. Ed era
vero. Non poteva essere nessun altra che quella casa nostra. E così ci siamo
sposati.
Ti
guarda e scoppia a ridere. Senza motivo. O almeno senza motivo a te apparente.
Inizia una frase che non finisce. Borbotta tra sé qualche verso. Si lascia
scappare un timido sorriso e poi torna immediatamente seria e si guarda
intorno. A un tratto riprende a camminare, in maniera diversa da prima, ora ha
una meta: ha visto qualcosa e lo vuole. I suoi occhi hanno trovato quella
bambola nella cesta. Lei si è avvicinata, ma non è in grado, da sola, di
prenderla. Non è più in grado di prendere una bambola in braccio. La guarda,
poi guarda te, poi guarda ancora la bambola. Sposta la sua emozione da un piede
all’altro.
“La
vuoi?”
“Sì,
sì..la voglio..ecco..non so..sì..la voglio..non so..però..mah..boh..non so. Che
bella che è..sì vediamo boh. Chi lo sa..devo andare..”
La
prendi tu per lei e gliela metti tra le braccia. In questo momento è di nuovo
mamma.
Quanto
discuteva con nostro figlio!! Lo ha amato così infinitamente che per lui ha
sempre voluto il meglio. Non gliene lasciava passare una. Io ero più ingenuo.
Mio figlio mi ha fregato tante di quelle volte. Con lei invece non ci è mai
riuscito. Tuttavia ho sempre visto quanto forte fosse quello che c’era tra
loro. Non con gelosia, davvero, più con affetto. Anche tra me e lui c’è un
legame fortissimo, ma il loro era … speciale. Fortificatosi con tutte le
discussioni; inteneritosi con tutti i momenti in cui facevano la pace.
Ora
è qualche anno che hanno divorziato. Lui si è fatto forza e ha trovato il
coraggio di ricominciare da capo, di ricostruirsi una nuova vita, ripartire dal
principio. Tuttavia in questi anni non l’ha mai lasciata e tutte le settimane
almeno una giornata la passa insieme a lei. Insieme a questa donna di 58 anni,
che peserà circa 40 chili, che fa la pipì addosso, che urla e che piange, che
dice delle parole che non si capiscono. Insieme a questa donna che non lo
riconosce più. Insieme a questa donna che ha cambiato la sua vita. Quella di
ieri, quella di oggi e quella di domani.
Perché,
per tutti i giorni a venire, lui si chiederà se ha fatto la cosa giusta decidendo
di portare la donna in un luogo che lei inizierà a chiamare casa e dove, per
tutti i giorni a venire, qualcun altro si prenderà cura di lei.
L'essenza dell' amore oltre le vicissitudini della vita! Pensa che io,la solita dei soprannomi, la chiamo la donna bambina!
RispondiEliminaQuesta è una visione veramente splendida! Brava!
EliminaE il soprannome è decisamente azzeccato..! Doppiamente brava!
....... libro personale?! :)
RispondiEliminaLa tua Spizzi si chiama DEFORMAZIONE PROFESSIONALE..! ;)
Elimina...sarà che ho gli ormoni un pò sballati in questo periodo...ma piango,senza fermarmi...e sorrido e mi commuovo ancora...e ti ringrazio!
RispondiEliminaTi tranquillizzo, dicendo che non sono i tuoi ormoni, la colpa è mia.. Non sono capace di scrivere cose allegre.. Quindi, non ti preoccupare: tutto nella norma! ;)
EliminaGrazie a te.. sapere che faccio commuovere e sorridere..bè, è bello..!