sabato 12 maggio 2012

Alexander.


Alexander ha 18 anni.
Alexander è stato abbandonato dai suoi genitori che lo hanno portato in una casa per ninos especiales e non vengono più a trovarlo. Suo fratello più piccolo è morto qualche settimana fa. Ma questa è la solita storia, detta e ridetta, ascoltata così tante volte che non fa neanche più effetto.
Alexander, un giorno alla settimana, più precisamente il mercoledì, va a scuola. Sta facendo la terza elementare da così tanti anni che si è convinto che la scuola sia la terza elementare.
Alexander, tutti i mercoledì, si alza quando gli altri ninos especiales ancora dormono, e fa colazione con chi sta dietro le quinte, con gli assistenti, con tutti quegli assistenti che tutti i mercoledì gli dicono: Alexander, buenas dias! Como estas? Dormito bien? E lui sorride, contento perché per questa mattina può stare anche lui dall’altra parte, perché il mercoledì lui va a scuola e addirittura ha il permesso di tornare da solo.
Alexander, tutti i giorni in cui va a scuola, viene preso in giro dai suoi compagni di classe che hanno 10 anni in meno di lui. Viene preso in giro perché cammina gobbo, perché è lento, perché mentre mangia può capitare che si addormenti.
Viene preso in giro perché porta i classici occhiali del bambino da prendere in giro. Perché fissa il vuoto e non si capisce bene che cosa dica quando parla.
I bambini lo prendono in giro perché vedono lo spettacolo di un diciottenne contento, proprio come uno di loro, come un bambino, quando gioca a biglie, lo prendono in giro perché forse non hanno mai provato a giocare con lui.
Ma forse a lui non è permesso essere così contento.
I bambini lo prendono in giro perché sono bambini.
Ma forse non sono importanti le motivazioni di quello che si fa, forse è importante quello che si fa.
La cosa pazzesca, la cosa veramente pazzesca, è che Alexander non vede l’ora di andare a scuola. Non vede l’ora che sia mercoledì, per potersi sentire normale per un giorno, in  mezzo a gente che normale ci si sente.

6 commenti:

  1. ..questa storia non ha commenti perchè chi ha letto il libro la conosceva già...(allora siamo in tanti!)! ma è bella.. chissà se Alex starà ancora facendo la terza elementare..
    :)

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    1. Grazie Spizzi, perchè non solo dici "siamo in tanti", ma perchè anche ci credi..!! Grazie!

      Alexander sta ancora facendo la terza elementare..

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  2. 1° titolo senza il pto finale. Una storia non finita? In effetti il finale mi trova sempre un po' appeso.

    "Sta facendo la terza elementare da così tanti anni che si è convinto che la scuola sia la terza elementare". Adoro qsta frase.

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    1. Hai fatto bene a farmelo notare, così ho aggiunto il punto. E non l'ho messo al titolo del nuovo post, perchè è bella l'idea della storia non finita..

      Questo di Alexander era messo "in tuo onore", perchè mi hai aiutato a creare il blog. E lo so di quella frase. E anche di quanto non ti piaccia "..in mezzo a gente che normale ci si sente." :)

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  3. Sto continuando a cancellare quello che vorrei pubblicare. Forse perché Non riesco a trovar le parole giuste, forse perché quelle righe li han detto tutto o forse perché a volte basterebbe solo riflettere, che forse ci farebbe gran bene. Non sono tipo da commenti o cose simili ma caspita, sono rimasto davvero colpito. Dico solo fuerza Alex. Grazie a chi ci crede davvero.

    Disco B.

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    1. Felice di averti colpito, Disco B.! E sì: fuerza Alex!

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