Va bene, mi sono riposata. L’ho detto e l’ho fatto. Ne avevo
abbastanza. Mi hanno spinto e io sono caduta, non ce l’ho fatta a restare a
bordo.
Fa niente.
Si può fare, non succede nulla. Si può tutto. O almeno, io posso
tutto. Io posso mettermi delle regole. Io posso decidere di rispettarle o meno.
Io posso tutto. E così sono scesa. Con un tonfo più che con un tuffo. Una
panciata indimenticabile.
Tornata a galla ho cominciato a nuotare e sono andata
dove nessuno toccava e dove solo i più volenterosi potevano seguirmi.
Per un tempo sufficientemente troppo lungo.
E poi sono risalita. Perché io risalgo sempre. E’ più forte
di me. Vorrei stare giù, vorrei continuare a nuotare, vorrei rimanere lontano
da tutti quelli che non sono abbastanza coraggiosi da nuotare insieme a me,
dove non si tocca. Ma poi tanto lo so che giù non ci resto. Poi tanto lo so che
su quella barchetta ci voglio risalire.
Perché quella barchetta è la mia. E tutto sommato mi piace.
Mi ospita da ventinove anni ormai. Come può non piacermi?
All’inizio non navigava troppo bene, anzi, quasi andava a fondo. Per fortuna è
stata un po’ aiutata. Dopo qualche tempo ha imparato ad andare dritta e poi
anche a girare. Per un periodo girava solo da una parte e così si muoveva solo
in tondo, ma andava bene lo stesso, la fermavo al punto giusto e prendevamo la
direzione che volevamo. Certo, poi abbiamo scoperto anche la comodità di girare
dall’altra parte. Era più veloce in effetti. C’è da dire che non sempre ci
interessa andare veloci. Perché tutto intorno a noi va veloce.
Adesso c’è il mare calmo e posso prendere il sole
tranquillamente, insieme a chi è sulla mia barca con me. Subito dopo arriva un
temporale e devo immediatamente cercare un riparo, preoccuparmi di salutare chi
vuole scendere; piangere chi si è tuffato senza dirmi niente; proteggere chi è
voluto rimanere con me. E poi il temporale, così come è arrivato, passa e torna
il mare piatto. Ma c’è ancora tanto vento. Allora ho imparato a muovermi con le
vele, sfruttando le correnti, aiutandomi con lui ad andare dove volevo io. E
quando il vento si è fermato sono stata ferma un pochino anche io. Finché ho
capito come si accendesse il motore e allora mi sono mossa. Ancora.
Ho tantissimi comandi nuovi da imparare e devo perfezionare
quelli che già conosco.
Di sicuro devo rendere più accoglienti i luoghi dove corro a
ripararmi durante le tempeste.
E’ importante che io diventi abile a governare la mia barca. E lo diventerò. Ci sono risalita apposta per questo.
Perché si muove tutto intorno a me. Ogni cosa cambia. Il
vento, il mare, la temperatura.
Tutto si muove intorno a me e la gente che prende il sole al
mio fianco non è la stessa che cerca riparo quando arriva la pioggia. Qualcuno
torna, qualcuno non torna più; qualcuno non se n’è mai andato, qualche altro non voglio proprio
che ci salga sulla mia barca. E se ci prova lo butto giù, sia chiaro. Con tutta
la fatica che ho fatto per renderla così.
Questa barchetta è la mia. Tutto sommato mi piace.
Perché quando tutto cambia intorno a me, lei rimane così.
A ricordarmi che una certezza c’è. Nel mio cambiamento.
Nel mio cambiamento, sono io la certezza.
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