Abbiate pazienza, per favore.
Colpe io non ne ho. Anzi. Vi assicuro
che non appena sento le avvisaglie corro al riparo, attuo immediatamente il
piano di difesa; avviso tutti: vicini, lontani e pure i passanti, perché ormai
lo so il danno che può fare. Lui, non io.
Lui. Io no. Non c’entro io. E’
questo che sto cercando di dire: io faccio tutto ciò che posso per limitare la
tragedia. Lui no.
Lui si intristisce un pochino, ma
neanche tanto all’inizio, infame. Poi si commuove mentre parla del più e del
meno. Poi scoppia a piangere quando il più e il meno manco ci sono, quando anzi
non c’è proprio niente. Poi si dispera. Poi basta, è inconsolabile.
E il tutto nel giro di un quarto
d’ora.
Ve l’assicuro, io c’ero. Io ci
sono sempre, ma non posso far altro che fare quel che faccio. Davvero,
credetemi. Non mi credete? Non mi state credendo?? Ah ecco… vi conviene…
Credetemi… Ancora non…? Ah no, ok, scusatemi… Il fatto è che in questo periodo
sono suscettibile. Cioè, veramente no, non è proprio così, io non sono
suscettibile da un pezzo ormai, sono cresciuta… E’ lui, è lui che è
suscettibile.
All’inizio parla, sì, magari un
po’ meno del solito, ma comunque ci prova; so bene che ci sono argomenti dal
quale lo devo tenere lontano e lo faccio, assolutamente, non sono mica matta
io. Riesco a farlo imbarcare in conversazioni che so essere sotto controllo,
eppure sempre accade che a un certo punto non dice più nulla. Zitto. Ammutolito.
Io neanche ho fatto in tempo ad accorgermi che cosa sia successo. Noto però che
la persona che abbiamo davanti ha avuto la pessima idea di dire qualcosa che io
non penso, una cosa che mi sento di non condividere. Ma perché lo fa? E’
rimbambita forse… Sì, è l’unica spiegazione… Altrimenti non gli sarebbe mai
venuto in mente di contraddirmi in questi giorni. Ma ormai è fatta. E quindi il
mutismo di lui prima diventa normale disappunto; dopo poco solamente disappunto
e infine è vistoso disappunto. Magari fosse rimasto “solo” vistoso: in questo momento
urla qualcosa e ci accompagna anche dei gesticolamenti
folli.
Lui è folle. Non io eh. Lui. Vi conviene
credermi. Per favore, credetemi, per favore. Non aggiungete questo pensiero a
quelli che lui già ha in testa. Lui non riesce a gestirli.
Un piccolo pensiero si fa
affiancare velocemente da altri mille pensieri che iniziano a rotolare,
rotolare, andando a scontrarsi con un unico grande pensiero che rovinosamente
si muove, urtando l’equilibrio, costruito con immensa fatica e consapevolezza
da me, frutto di sforzi e sacrifici fatti durante gli anni. Crollato. Tutto l’equilibrio
crollato interamente sopra di me. Che mi manca l’aria. Per respirare un pochino
prendo decisioni sbagliate; la vista mi si è appannata, devo tornare a vedere
al più presto, sono spaventata; lui sta davanti a me e mi toglie tutta la luce,
posso procedere solo a tentoni, alla cieca.
E certo che allora sbaglierò.
Ma non evitatemi per questo,
statemi vicino.
Non troppo eh. Assolutamente. Sì,
ma neanche troppo lontano. Alla giusta distanza. Che non esiste, lo so bene eh,
non è che non lo so. A qualsiasi distanza siate mi arrabbierò, sappiatelo anche
voi. Ma non sarò io eh. Sarà lui.
Questo deve essere chiaro a
tutti.
Che poi una soluzione c’è.
Se non sta attento a tirare
troppo la corda, la soluzione la troverà sempre.
Circondarci di quelle due o tre
persone, amiche non persone, e neanche amiche qualsiasi in realtà; che con
pazienza infinita continuino ad amarmi qualsiasi cosa io dica; mi trattino con
tenerezza, qualsiasi cosa lui commetta.
Come soltanto loro hanno imparato
a fare.
E perché no? Se possibile uscire
con un meraviglioso super eroe che con super coraggio non si lasci spaventare e
con super tranquillità gli lanci addosso una ragnatela e lo butti lontano,
rimanendo da solo con me.
E io prometto che quando lui non
se ne sarà andato mi farò perdonare di tutto.
Non è colpa mia. E’ sua, è il
premestruo. Non mi credete? Non mi… ? Vado a prendere Mag va, che è meglio per
tutti.
Per tutti voi.
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