Ho un paio di ore in macchina da
fare con me questa sera. Qualcuno pagherebbe per la mia compagnia, una parte di me lo sa, l'altra non ci crede; in ogni caso io provo ad accontentarmi. Non ho voglia di musica, le mie orecchie ascoltano così tante
parole ogni giorno che non ne possono più, una inizia anche a sentire poco e
credo che lo faccia apposta. Beata lei.
Mah… quasi quasi mi metto a
pregare.
Ogni tanto mi viene in mente e lo
faccio. Mia nonna lo faceva molto e io non capivo troppo le sue preghiere. Quel
muovere le labbra in maniera velocissima, emettendo dei suoni che erano più dei bisbigli
che delle effettive parole. Tuttavia alle volte prego come lei. Mi sembra quasi
di doverglielo, con tutto quello che sta vedendo, con tutte le delusioni che le
sto dando.
Però non oggi. Oggi è tempo mio e so che posso pregare come voglio io. Mia nonna perdonerà anche questo.
Mi sono sempre chiesta a che cosa
serva pregare. Perché io non ci credo che se prego quel ragazzo cambierà idea e
tornerà a uscire di nuovo con me. Figuriamoci poi se riesco a far finire la
guerra.
Eppure, mentre vado su questa
autostrada, con le luci delle macchine a farmi da candele, lo faccio. Prego.
Ancora una volta. Grazie a Dio.
E allora parto con l’elenco dei
motivi per cui sono arrabbiata con Te, per le Tue mancanze, per tutte le volte
che te ne sei andato, perché non capisco che disegno Tu abbia per me e in ogni
caso quello che mi hai mostrato finora non mi piace, più che a un disegno
somiglia a uno scarabocchio, mi fa schifo se davvero lo vuoi sapere. Ti
racconto di quella signora che non sono sicura se ce la farà o no, e la colpa è
solo Tua. Ti racconto dei dubbi che ho, delle mie paure che mi fanno
accontentare di restare seduta. Ti racconto tutto questo sapendo che non posso
mentire, magari a me sì, ma a Te no. In realtà ogni tanto lo faccio, ma dopo
pochissimi secondi Tu suggerisci al mio cuore un’osservazione che mi fa
rettificare immediatamente quello che ho detto. E come sempre mi fai ridere. E
sorrido ancora leggendo ad alta voce tutte le risposte che continui a scrivere
dentro di me, sorrido perché hai una risposta ad ogni mia domanda; magari
qualcuna mi convince meno, ma so che ne parleremo ancora, finchè uno dei due
non cambierà idea.
Ma con l’ultima risposta hai
vinto Tu questa preghiera. Mi hai detto che sbagliavo: non hai già steso il mio disegno. Non
avresti mai potuto farlo Tu al mio posto. Sei Dio, mica Michelangelo. Quel che hai fatto, invece, è stato regalarmi
le matite. Le più belle che avessi in quel momento. E il resto tocca a me. Sono
io che devo tracciare le linee del mio affresco. E poi scegliere i colori e, col tempo, dipingerlo. Fin nei minimi dettagli.
Con la mia preghiera quel ragazzo
non cambierà idea e la guerra non smetterà.
Ma io ora sto meglio. E chissà,
stando meglio magari incontrerò qualche altro ragazzo e porterò un po’ di pace
nei posti che frequenterò.
E forse allora è proprio questo
pregare. Almeno per me.